L’attività di team building guadagna sempre più popolarità all’interno delle aziende come strumento per migliorare la collaborazione e generare un clima aziendale positivo. La survey proposta da Corefab società benefit nel corso del 2023 sta rivelando (finirà il 31 dicembre, ndr) che il 70% dei dipendenti aziendali intervistati ammette di essere entusiasta all’idea di partecipare a queste attività prima ancora di sapere con precisione cosa l’azienda ha organizzato per loro; mentre il restante 30% ha mostrato reazioni più contrastanti.
La ricerca, che ha coinvolto un campione contenuto e comunque rappresentativo di lavoratori provenienti da diverse aziende con le quali Corefab ha lavorato nella prima metà di quest’anno (per un totale di oltre 500 persone tra gennaio e giugno 2023, con un tasso di completamento della survey – anonima e online – di poco inferiore al 90%), ha fornito interessanti spunti anche sull’atteggiamento dei dipendenti che non accolgono tanto favorevolmente l’invito a partecipare ad un’attività di team building. Il 23% del gruppo si è dichiarato titubante all’invito aziendale, mentre solo il 6% ha manifestato indifferenza e l’1% ha espresso apertamente fastidio.
La maggioranza schiacciante dei dipendenti aziendali che hanno partecipato all’indagine ha dimostrato un atteggiamento positivo nei confronti del team building e dell’idea di partecipare ad una giornata straordinaria. Ciò suggerisce che la maggior parte dei lavoratori potrebbe apprezzare non tanto o solo i benefici che derivano (direttamente o meno) dall’interazione con i colleghi in un contesto diverso da quello lavorativo quotidiano (su quello, ovviamente, bisogna poi lavorare con costanza), quanto piuttosto la disponibilità dell’azienda a favorire situazioni che possano migliorare, nel breve e lungo termine, il clima aziendale.
Secondo gli intervistati entusiasti (abbiamo poi “chiacchierato apertamente” con molti di loro, pur rimanendo nel totale anonimato delle risposte), il team building offre diverse opportunità per costruire relazioni più solide con i colleghi, migliorare la comunicazione, sviluppare competenze di leadership e stimolare la creatività. Le attività di team building, come giochi, sfide all’aperto o workshop collaborativi, offrono un ambiente informale in cui i dipendenti possono interagire e conoscersi meglio. Ciò porta a un maggiore senso di coesione e collaborazione nel contesto aziendale. Insomma, una serie di ingredienti indispensabili per amalgamare il gruppo e per chiarire, una volta per tutte, che la crescita individuale e quella di gruppo sono due facce della stessa medaglia.
Tuttavia, il sondaggio ha anche rivelato che una piccola percentuale di dipendenti (“piccola” fino ad un certo punto) ha reagito in modo meno positivo all’idea di partecipare all’attività di team building. Il 23%, i titubanti, potrebbe avere alcune preoccupazioni o riserve riguardo all’efficacia o all’utilità di queste attività. Oppure, ancora più semplicemente, potrebbe aver vissuto esperienze precedenti negative che possono avere peggiorato le proprie aspettative. Qualunque sia il caso, l’idea di non avere certezza sull’attività proposta si mischia, indissolubilmente all’idea di non sapere quale potrebbe essere l’esito (o la ragione) per cui l’attività è stata organizzata. Queste presumiamo siano le principali ragioni della titubanza.
D’altra parte, il 6% è anche indifferente: gente che potrebbe semplicemente non mostrare particolare interesse per il team building o potrebbe preferire altre forme di interazione sociale al di fuori dell’ambiente aziendale. Qualcosa – come una semplice pizzata, ad esempio – per la quale tutti si sentono pronti, già preparati; dove il rischio di sorprese o imprevisti è davvero ridotto all’osso. Insomma, una situazione più facile da gestire soprattutto da chi non è avvezzo alle sorprese o non è sempre a proprio agio in una situazione di confronto con gruppo, fuori dall’ordinario. Infine, solo l’1% degli intervistati ha espresso apertamente fastidio all’idea di organizzare/vivere un’attività team building. Questa minoranza potrebbe avere motivazioni personali o preferenze diverse che li porta a non apprezzare le attività di questo tipo. Nonostante l’1% sembri qualcosa di trascurabile, è bene comunque tenerne conto per supportare chiunque facesse fatica ad integrarsi nel gruppo. E in quel caso sarebbe utile capire come accogliere questi colleghi, con lo scopo di aiutarli a vivere anche l’esperienza lavorativa più serenamente.
In conclusione, siamo certi che le aziende debbano prendere sempre in seria considerazione i diversi atteggiamenti e le esigenze dei dipendenti al fine di creare esperienze di team building significative e coinvolgenti. Attraverso la progettazione di attività adatte a tutti, inclusive e associate ad una comunicazione chiara degli obiettivi, è possibile massimizzare i benefici che queste iniziative possono apportare, promuovendo un ambiente di lavoro sano, stimolante e produttivo per tutti i dipendenti. Ciò non significa che dovrete rinunciare all’effetto sorpresa e raccontare dettagliatamente quali siano le opportunità/idee proposte per fare team building prima della data utile. Sarà magari sufficiente svelare l’attività un passo alla volta, comunicando a tutti che chiunque avesse qualunque perplessità circa l’esperienza programmata potrà serenamente confrontarsi con l’HR o con la persona che, in azienda, sarà la responsabile dell’evento.
Cosa potremmo desiderare di ottenere in cambio? Che nel tempo, quel 30% di popolazione aziendale non ancora entusiasta possa confluire nel restante 70%, contribuendo ad un processo di costante miglioramento del clima aziendale.