Un modello costruito durante un recente sales meeting di ABB 1

Con le nostre mani possiamo cambiare il mondo?

Lo abbiamo chiesto a Marcos Sanchez. E le risposte meritano una lunga riflessione.

Nel 2003 Ben Harper pubblicava il singolo With My Own Two Hands, estratto dall’album Diamonds On The Inside. Poche ore dopo la sua pubblicazione, appassionati di musica ovunque nel mondo cantavano due versetti dalla semplicità straordinaria, ballando un reggae che molti di noi ricorderanno per sempre: “I can change the world with my own two hands. Make a better place with my own two hands. Make a kinder place”. Posso cambiare il mondo con le mie mani. Costruire un posto migliore con le mie mani. Creare un posto più gentile. Parole chiare, comprensibili a tutti. Apparentemente scontate. E tuttavia così dense di significato da permettere a chiunque di fermarsi a riflettere, anche solo per un attimo, sulle proprie potenzialità. Su quello che, dal basso, possiamo fare per cambiare il mondo. Il nostro mondo. Quello piccolo, vicino a noi. Che poi è sempre parte di quello grande che potrebbe nel tempo godere delle nostre belle piccole azioni. 

E poi arriva l’inizio del 2022, quando Corefab società benefit conosce Marcos Sanchez (oggi nel nostro staff: clicca qui). L’incontro è fantastico. Anche se non ne nasce una hit musicale. Anche se nessuno canta le nostre gesta. Ma le mani e quello che le mani possono fare per cambiare il nostro piccolo mondo rimangono centrali. Marcos è facilitatore LEGO® SERIOUS PLAY®. Marcos ci fa notare, lo ha imparato bene, che pensiamo per lo più con le nostre mani. Che tutto ciò che facciamo con le nostre mani riesce a raggiungere più facilmente il cuore. Riesce ad essere consapevolizzato prima. E riesce a fare la differenza. In noi e in chi ci sta intorno.

E allora Marcos, perché le nostre mani sono tanto importanti?

Le nostre mani hanno un potere incredibile grazie alla stretta connessione con il nostro cervello. Sono come il Google del nostro cervello, ci permettono di fare da motore di ricerca estraendo tutta quella conoscenza che sappiamo ma non sappiamo di sapere. Liberano intuito, ispirazione e immaginazione. 

La paperella Lego, uno strumento per iniziare i partecipanti alle nostre attività con mattoncini. 

Nel contesto aziendale, e non solo, come le nostre mani possono aiutare noi stessi e i nostri colleghi a costruire relazioni solide?

Le nostre mani ci aiutano a far emergere tutta quella conoscenza inconscia ed intuitiva con cui tutti i giorni prendiamo le decisioni ed agiamo. Prendendo consapevolezza di questa conoscenza riusciamo a comunicare meglio con noi stessi e con gli altri. Siamo dunque capaci di prendere decisioni migliori sia individualmente che in team.

D’altra parte, con le mani creiamo, costruiamo, disegniamo, scriviamo, diamo forma alle cose. E tutto ciò che è una nostra creazione assume un grande valore, soprattutto per l’individuo che ha creato. Dare forma a ciò che per noi è importante e di valore ci permette di trasmettere concretamente all’esterno chi siamo realmente. Questa trasparenza e vulnerabilità ci permettono di generare empatia, fiducia e costruire relazioni solide con gli altri.

Cos’è esattamente LEGO® SERIOUS PLAY®?

LEGO® SERIOUS PLAY® è una metodologia di facilitazione dei processi di pensiero, comunicazione e problem solving per persone, team e organizzazioni attraverso l’utilizzo di mattoncini LEGO®. I partecipanti ai workshop costruiscono modelli con i mattoncini per rispondere alle domande del facilitatore, per condividere il loro pensiero al gruppo e per riflettere insieme. Partendo dai modelli di ogni singolo partecipante è possibile costruire modelli comuni, scenari, sistemi, connessioni che permettono di analizzare e risolvere problemi complessi in azienda come lo sviluppo di strategie, l’identificazione di visione e valori, lo sviluppo del team, la gestione del cambiamento e molte altre situazioni.

LEGO® SERIOUS PLAY® è un Gioco Serio, cioè un’attività seria in un contesto di gioco finalizzata al raggiungimento di un obiettivo, in cui tutti partecipano attivamente ai processi decisionali e ogni persona viene valorizzata con le sue idee e pensieri.

Marcos Sanchez a Napoli durante l’attività #FocusOnYourGoals con il team di Fanpage.

Qual è il tuo percorso di studi? Come legarlo alla tua passione per i LEGO® e alla tua attività di facilitatore?

A titolo professionale sono un Ingegnere Gestionale. La scelta del percorso deriva dal fatto che sono sempre stato affascinato dalla complessità e sistematicità delle organizzazioni. Mi piace paragonare le aziende all’organismo umano in quanto entrambi sono sistemi altamente complessi, in cui ogni singolo elemento ha una sua importanza e valore per permettere al sistema intero di funzionare perfettamente.

Durante il mio percorso di studi, essendo un gran appassionato e collezionista di LEGO®, scopro la metodologia LEGO® SERIOUS PLAY® nata appositamente per il business come strumento per risolvere i problemi complessi delle organizzazioni. Il mix delle competenze di gestione delle organizzazioni, le tecniche di facilitazione e la metodologia LEGO® SERIOUS PLAY® mi permettono di fare da “dottore” delle aziende per curare i problemi, accompagnare nei processi di cambiamento, aiutare a ottimizzare le performance e i risultati. 

C’è un momento in cui hai capito che questa sarebbe stata la tua strada?

Sì, dal primo giorno che ho sperimentato come partecipante un workshop LEGO® SERIOUS PLAY®. Ho vissuto con le mie mani le sue potenzialità e l’impatto che ha generato nel gruppo di lavoro. In qualche modo è come se mi si fosse aperto un mondo. Ho visto davanti ai miei occhi concretizzarsi pensieri ed idee con una tale chiarezza, che fino a quel momento non ero ancora riuscito ad acquisire. Ho visto lo stesso effetto anche negli altri partecipanti ed è stato davvero impattante. È davvero difficile da descrivere a parole, certe cose vanno vissute direttamente. Invito chiunque abbia un pochino di curiosità nei confronti della metodologia a partecipare ad un workshop, vale assolutamente la pena vivere questa esperienza!

Come il contesto familiare può aiutare a sviluppare il nostro potenziale?

La famiglia è un’organizzazione, la prima organizzazione in cui evolviamo, veniamo educati e cresciamo. Come tale ha un’importanza vitale e fondamentale per lo sviluppo del nostro potenziale. Qualcuno dice che siamo il risultato delle 5 persone che più frequentiamo. E sicuramente, almeno in giovane età, l’età dello sviluppo, la famiglia è quella che più frequentiamo. Mi piace vedere la famiglia come l’unità elementare, una cellula della nostra società. Credo che quanto più queste cellule saranno sane, forti, solide, tanto più l’intero organismo (società) lo sarà di conseguenza. In questo condivido pienamente le tue parole iniziali “Su quello che, dal basso, possiamo fare per cambiare il mondo. Il nostro mondo. Quello piccolo, vicino a noi. Che poi è sempre parte di quello grande che potrebbe nel tempo godere delle nostre belle piccole azioni.” La famiglia è un piccolo mondo, ma è anche in questo contesto che si costituiscono le fondamenta su cui costruire grandi mondi.

E con Corefab, quale strada hai iniziato? Dove pensi si possa arrivare?

Con Corefab ho intrapreso la strada del sorprendere, stupire e di quella favolosa magia con la quale vogliamo trasmettere valori autentici, puri e sani. Credo che il cuore con cui progettiamo ed eroghiamo le attività facciano la differenza in quanto mettiamo al centro le persone con il loro valore, i loro talenti, le loro qualità, le loro visioni, aspirazioni e desideri. È così che vogliamo fare il nostro per cambiare il mondo. È così che possiamo cambiare il mondo, quello piccolo vicino a noi.

Marco Menoncello
LaSvista con Daniele Cassioli e PINI GROUP

Il team building supporta l’inclusione delle differenze culturali? 

Risponde Fabio De Martino di PINI GROUP.

COREFAB, il team building supporta l’inclusione delle differenze culturali? 

Qualche settimana fa sono stato contattato da Fabio De Martino, attualmente Group Chief Innovation Officer (CIO) di Pini Group. Non conoscevo Fabio, non conoscevo l’azienda di cui fa parte. 

Non conoscevo nulla di lui. Come del resto capita ogni volta che Corefab affronta una nuova conversazione, con un nuovo cliente. Tuttavia, quando cerco di approfondire le ragioni che hanno condotto Fabio sul nostro sito web ricevo (sintetizzo) questa informazione: “la nostra è una realtà dove c’è ampio spazio per le differenze culturali. Diversa provenienza delle persone, diverse culture, diversa lingua. Ecco, dovremmo usare l’attività per sorpassare questo ostacolo. Per mettere da parte le effettive diversità e trovare metodi per facilitare la comunicazione, per migliorarla su diversi fronti. Cosa ci consigli?

E dopo aver elaborato tre proposte, troviamo l’attività ideale: #LaSvista, con Daniele Cassioli, mettendo al centro il tema dell’ostacolo. E chiedendo a tutti i partecipanti, bendati, di realizzare con la creta una metafora del loro ostacolo principale alle relazioni. Iniziamo da qui anche con Fabio. 

Fabio, qual è il tuo più grande ostacolo alle relazioni personali? Cosa hai costruito durante l’attività di team building organizzata recentemente?

Per quanto mi riguarda i maggiori ostacoli derivano dalla paura del giudizio altrui, che spesso sfocia in una continua, seppur sterile, ricerca di apprezzamento e accettazione. Sommo a questo anche un “briciolo” di sindrome dell’impostore, che tende a non farmi sentire “abbastanza” anche all’evidenza dei risultati (abbastanza bravo, abbastanza competente, abbastanza preparato).

Durante l’attività di Team Building ho costruito una freccia. Che per me rappresenta proprio il giudizio altrui, spesso superficiale e veloce nell’essere scagliato, ma in grado di ferire chi lo riceve, proprio come una freccia. 

Oggigiorno questo tema è ancor più amplificato a causa dei social. Chi ha un minimo di esposizione pubblica deve imparare a gestire tutto questo. 

Piano piano sto cercando di riuscire a gestire questi aspetti, ma il lavoro da fare è continuo. 

È stato interessante ascoltare i tuoi colleghi rispondere alla stessa domanda? Se sì, perché?

Assolutamente sì. Penso che parlare dei propri ostacoli, delle proprie paure e dei propri timori ci renda umani e ci avvicina all’altro. 

Scoprire che molti colleghi hanno i miei stessi timori è stato quasi liberatorio perché, in fondo, non si è soli con le proprie paure.   

Ognuno di noi è “incompleto”, manchevole in qualcosa e portatore sano di difetti. Ma lavorando come squadra siamo in grado di superare i limiti del singolo. Questa è la consapevolezza che ci siamo portati a casa dopo l’attività di Team Building.

Facciamo un passo indietro. Chi è Pini Group? Cosa fa? E perché oggi affronta il tema delle diversità culturali e linguistiche?

Siamo una società di ingegneria nata in Svizzera e con oltre 70 anni di esperienza e storia. 

Negli ultimi anni la società è cresciuta molto. Da realtà locale a conduzione familiare oggi Pini è un player internazionale dell’engineering, con uffici in Italia, Algeria, Argentina, Austria, Australia, Bolivia, Francia, Portogallo, Norvegia, Israele, Brasile, Canada, Cile, Ecuador, Grecia, India, Malesia, Nepal, Perù, Turchia e Stati Uniti. Abbiamo circa 800 collaboratori impegnati in servizi di progettazione, direzione lavori e consulenza.

Detto questo penso che si possa capire perché oggi affrontiamo il tema delle diversità culturali e linguistiche, che per noi rappresenta, al tempo stesso, una sfida ed un’opportunità. 

L’attività di Team Building l’abbiamo affrontata durante il Management meeting della Business Unit Svizzera e Austria. Già se ci focalizziamo all’interno della Svizzera vediamo ci sono diversità linguistiche e culturali che rappresentano un unicum in tutto il mondo e che devono diventare un fattore di successo, piuttosto che una limitazione. 

Puoi spiegare il tuo ruolo in Pini Group e come contribuisci all’inclusione di tutte le differenze presenti in azienda?

In Pini ricopro il ruolo di Group Chief Innovation Officer. Quello che cerco di fare è interpretare i cambiamenti di un mondo in continua evoluzione per far sì che il successo di oggi possa consolidarsi, ed anzi essere amplificato, domani. 

La verità è che sarà sempre più difficile renderci conto della velocità con la quale il futuro sta arrivando, della velocità con la quale la società (ed i bisogni delle persone) stanno cambiando. 

In uno scenario come questo la capacità di adattarsi, di ri-combinare conoscenze e saperi per riuscire a creare innovazione costituirà il vero vantaggio competitivo, per le aziende. 

Ed è proprio qui che entra in gioco il dipartimento innovazione. Con una visione molto romantica direi che il futuro dobbiamo avere la forza di plasmarlo, piuttosto che la passività di subirlo. 

Un mattoncino alla volta stiamo cercando di costruirlo.

Quando si parla di innovazione le “differenze”, siano esse culturali, linguistiche, socio-economiche sono un valore aggiunto imprescindibile. La capacità di lasciarsi contaminare e di ascoltare gli altri diventa una prerogativa per chi vuole veramente innovare. 

Insomma: per avere una prospettiva servono due punti di vista differenti, uno non basta. Ecco come l’innovazione contribuisce all’inclusione, semplicemente non la combatte, ma la valorizza.  

Al termine dell’attività, a pranzo, abbiamo parlato di come sia difficile istituire una lingua ufficiale aziendale, condivisa da tutti. Non che sia difficile di per sé, naturalmente. Ciò che è difficile è che tutti la accettino con il medesimo livello di gradimento. E allora, come si può arrivare, anche più lentamente, ad una possibile soluzione condivisa e accettata da tutti, secondo te?

Direi che questa domanda è tutt’altro che banale. È molto importante che il gruppo arrivi a metabolizzare la tematica linguistica, ma lo stesso vale per qualsiasi altro tema differenziante, prendendo consapevolezza del bisogno che ne deriva e partendo con l’accettazione dell’altro, in quanto tale, con le sue limitazioni. 

La somma di accettazione e consapevolezza non può che portare ad un equilibrio che il gruppo stesso cercherà di favorire. 

Parliamo di Pini Group. Qual è l’attuale direzione? 

Per rispondere a questa domanda voglio usare le parole del nostro CEO, Andrea Galli. Una fotografia che ben descrive, oggi e domani, il nostro gruppo: 

“La nostra più grande sfida è quella di essere un gruppo aziendale che sappia mantenere il dinamismo tipico di una task-force.

Per consolidare il continuo sviluppo delle attività vanno ora coltivati quei fattori che hanno determinato la nostra crescita negli ultimi anni. Agilità e velocità di azione, che si traducono in: processi decisionali brevi, capacità di delegare e adattamento delle competenze alle variabili del momento. 

Pragmatismo e concretezza: il che significa seguire una linea precisa e applicare concetti conosciuti e affidabili in pochi e solidi passi. 

Competenza ed eccellenza: la ricerca del continuo miglioramento, misurandosi con se stessi e con competitors su scala locale e internazionale. 

E soprattutto passione: la voglia di contribuire alla realizzazione di opere prestigiose e alla crescita di un nuovo gruppo, sbarazzino, talvolta sfrontato, ma essenzialmente innovatore. 

Una visione olistica, dove l’unità di gruppo è l’insieme di individualità eclettiche, dove le peculiarità del singolo formano l’insieme di abilità del gruppo. Piccoli imprenditori in una rete performante, che si appassionano all’operato, ma si lasciano ancora sorprendere da ciò che il futuro loro serba.”

Penso che ci sia poco da aggiungere per descrivere la nostra traiettoria. 

Finiamo con una domanda personale: sappiamo che sei papà e ne fai piacevole menzione sul tuo profilo Linkedin. In qualità di genitore, non più di professionista, cosa consiglieresti a chi oggi, giovanissimo, si affaccia al mondo del lavoro? Cosa hai imparato che puoi trasferire alle nuove generazioni?

In primis devo dire che il genitore non termina dove inizia il professionista e viceversa. Spesso sento dire che bisogna lasciare fuori dal lavoro le emozioni della vita personale e, al contrario, non bisogna portare il lavoro a casa.

Non sono d’accordo con questa visione. Personalmente ho una visione più globale, dove vita personale e professionale devono coesistere ed entrambe formano la persona in quanto tale. 

Volendo dare tre consigli darei questi:

  1. Non smettere mai di formarsi. Spesso da giovani si pensa che dopo il diploma, o la laurea, si possano “appendere i libri al chiodo”. Oggi, per fortuna, non può essere così. C’è una necessità oggettiva di continuare a formarsi (ed informarsi) mantenendo un elevato tasso di curiosità. 
  2. Bisogna essere se stessi e bisogna trovare le proprie unicità. So che sembra banale, quasi da “guru motivazionale” ma personalmente ho condotto i primi anni della mia carriera cercando di “somigliare” agli altri. La svolta c’è stata quando ho capito che potevo dedicare del tempo a costruire competenze ed esperienze utili a rendere il mio profilo “unico” rispetto agli altri, il tutto allineato con la mia natura e le mie passioni. 
  3. Bisogna imparare a perdonarsi. Anche questa cosa l’ho imparata, purtroppo, non subito. Sia in ambito universitario, sia in ambito lavorativo, mettevo il risultato davanti ad ogni cosa. Con il tempo ho imparato che i risultati dipendono anche da fattori che non possiamo controllare e che la sera, davanti allo specchio prima di andare a dormire, quello che conta è guardarsi sapendo di aver dato il proprio massimo. 
Marco Menoncello
Format team building Corefab collaborazione con Progesto srl scoieta benefit

La qualità del team produce benefit: per i collaboratori e per gli stakeholder

Parola a Julia Faccin di Progesto s.r.l. società benefit​

COREFAB – La qualità può generare beneficio per tutti? La parola a Julia Faccin di Progesto s.r.l. società benefit​

Abbiamo conosciuto di persona Julia (e suo marito Marco) a Thiene, Vicenza, presso l’aeroporto civile. Prima di questo incontro avevamo fatto diverse call, telefonate. Ci siamo scambiati messaggi, email. Approfondendo l’organizzazione del loro evento annuale.

Perché Julia, diciamo la verità, non solo voleva organizzare un’attività di team building che lasciasse il segno nel cuore e nella testa dei propri collaboratori. Julia desiderava che questa attività, per piccola e modesta che fosse, potesse coinvolgere chi sta attorno a Progesto srl Società Benefit e ne segue le gesta: fornitori, clienti, partner esterni. 

Ed è così che il 6 ottobre scorso, presso il ristorante dell’aeroporto, oltre ai propri collaboratori, Julia e Marco hanno scelto di invitare anche i principali stakeholder, condividendo un momento ludico in apparenza, ma piuttosto profondo nell’esito. Abbiamo usato il format #DrinknDraw per raccontare la qualità. E per fare spiegare a tre squadre miste (composte quindi da stakeholder e collaboratori) come e se la qualità potesse generare benefici per tutti, se presa in seria considerazione.

E anche in questo caso, partiamo dalla fine: Julia, siamo riusciti ad ottenere il risultato tanto atteso con questa esperienza di team building?

Decisamente sì, Marco! Durante le nostre telefonate e videochiamate, dall’ufficio e dall’auto, dove hanno partecipato anche i miei stakeholder personali (i miei figli!) eri riuscito a trasmettermi la bontà dell’attività proposta, ma mai avrei saputo immaginare l’entusiasmo e le vibrazioni positive che ci sono state la sera del 6 ottobre. La sera stessa ma poi anche nei giorni successivi, tutti, dipendenti, collaboratori e clienti, ci hanno chiamati per ringraziare di questa esperienza nutriente per la mente ma anche, e io direi soprattutto, per l’anima.

Facciamo un passo indietro: perché ci hai contattato e cosa volevi ottenere esattamente da questa esperienza? Perché hai immaginato che fosse importante per collaboratori e stakeholder?

Da quando la nostra azienda si è trasformata in Società Benefit si è innescato un circolo virtuoso e prezioso di coincidenze più o meno intenzionali, a ribadire il concetto cardine di come fare sostenibilità possa portare prima di tutto beneficio interno all’azienda e aprire porte a situazioni nuove, innovative e stimolanti. Tra queste, sicuramente l’incontro, seppur virtuale con tua moglie Anna Elisa Mastroianni durante un corso sulle B Corp al MIP, mi ha avvicinata a Corefab e al vostro modo di fare Team Building. Quando accanto a Corefab la prima volta lessi “società benefit” capii subito che c’era molto di più e infatti seguendo poi sui canali social le vostre attività si percepiva che il vostro lavoro lo fate mettendoci qualcosa di più. Ero quindi molto curiosa da un lato e dall’altro desiderosa di alzare l’asticella delle nostre proposte di team building trasmettendo con i fatti cosa vuol dire per noi essere una società benefit e cosa vuol dire per noi avere davvero cura di tutti gli stakeholder. Avevo bisogno di uno strumento per far comprendere ai nostri clienti/partner il senso e il valore del benefit fatto in azienda e soprattutto volevo un’esperienza di condivisione e di apertura verso l’altro per i nostri ragazzi. Poi ricordo bene che mi hai lanciato un assist perfetto durante una delle prime conversazioni e purtroppo o perfortuna a me le sfide piacciono tanto!

Chi è Progesto? Cosa fa? E come si è inserita nel tessuto locale?

Siamo una società di ingegneria che si occupa di dare assistenza alle aziende negli ambiti di certificazione di prodotto (marcatura CE e derivati), di Industria 4.0, di sistemi di gestione della qualità e di sostenibilità. Ci piace entrare nelle aziende e portare innovazione, soluzioni nuove per efficientare i processi e per aiutare a generare valore. Ci piace dimostrare ad aziende di tutte le dimensioni che fare sostenibilità seriamente aiuta l’azienda stessa a migliorare i propri risultati, come dimostra il nostro approccio scientifico nell’implementare strategie di sostenibilità che devono necessariamente essere fondate su dati misurabili, in modo da poter verificare il risultato nel tempo e stabilire obiettivi che siano coerenti con la mission di ogni azienda e che possano poi dimostrare il valore di crescita e sviluppo che si può ottenere da pratiche virtuose. Il nostro commerciale di punta è il passaparola e credo che questo aspetto sia significativo per comprendere come lavoriamo, sempre con l’attenzione rivolta al cliente e alle sue necessità specifiche. Allo stesso modo creiamo sinergie con clienti, fornitori e con associazioni no profit del territorio per generare un valore condiviso, credendo fermamente che il mercato abbia spazio per tutti e che collaborare con rispetto richieda meno sforzi che non cercare il conflitto e alzare barriere.

Perché diventare società benefit? Qual è il vostro significato? Quale il vostro impegno?

La trasformazione in Società benefit per noi inizialmente non è stata altro che formalizzare una serie di impegni e attività che già facevamo. Quando abbiamo conosciuto il mondo delle società benefit ci siamo subito riconosciuti in questo modo di fare impresa, dove il valore generato dall’azienda è redistribuito a tutti i soggetti che hanno permesso di ottenerlo. Essendo una società di ingegneria ci siamo quindi impegnati a svolgere attività di beneficio comune verso i nostri dipendenti, soprattutto i giovani, dando loro una formazione professionale e personale che gli consenta di sentirsi realizzati non solo nel lavoro ma anche nella vita privata. Crediamo che le imprese siano obbligate a prendersi cura della felicità dei propri lavoratori, siamo tutti chiamati a lavorare per vivere e non vivere per lavorare per poter amare il mondo in cui viviamo e prendercene cura nel migliore dei modi.

Julia Faccin durante la sessione di #DrinknDraw a Thiene (VI)

Ci impegniamo anche verso la comunità, intendendo per “comunità” tutte le persone che interagiscono con l’azienda. Realizziamo quindi incontri aperti alla società per sensibilizzare le persone sui temi delle aziende benefit, della sicurezza sul lavoro e altri ambiti trattati da Progesto, proponiamo Webinar gratuiti, e offriamo tempo per consulenze e supporto ad altri enti, associazioni di volontariato e amministrazioni pubbliche. Infine, ma motivo primario per fare tutto quello che facciamo, ci impegniamo a preservare l’ambiente e a fare in modo che la cultura del rispetto dell’ambiente si diffonda.

#Siamotuttiindispensabili, lo ripetiamo spesso e so che anche voi credete in ciò che questo hashtag rappresenta. Chi sono gli indispensabili di Progesto?

Sono i nostri lavoratori e collaboratori che ogni giorno creano valore con il loro impegno, sono i nostri clienti che scelgono di lavorare con aziende come la nostra che guardano oltre il solo profitto, sono i nostri fornitori, che ci consentono di lavorare bene e serenamente, siamo io e Marco Cattelan, i due soci di Progesto, che ci dedichiamo questo progetto con passione e costanza, sono le aziende che non ci scelgono perché si stimolano a fare sempre meglio.

Marco Cattelan, amministratore di Progesto s.r.l. società benefit, durante la sessione di #DrinknDraw

Progesto? Qualcuno mi ha chiesto che cosa significa: da dove arriva questo nome?

Il termine Progesto è stato scelto con attenzione al tempo. È di derivazione latina e significa “portare in avanti”, racchiudendo quindi in un unico termine il nostro approccio nel lavoro. Quello che facciamo ogni giorno è di portare innovazione, di portare novità e sviluppo nelle aziende dove siamo chiamati a dare il nostro servizio.

Quali sono le sfide che oggi, Progesto, sta affrontando? Qual è l’obiettivo che Progesto si è data nel lungo termine?

Le sfide di oggi sono quelle che penso condividiamo con tutte le altre aziende e che potrei riassumere nell’impossibilità di fare programmazione a lungo termine. Viviamo in un momento storico in cui è tutto fluido e viene richiesta una grande capacità di seguire la corrente mantenendo saldi i propri valori e soprattutto la propria identità. Oltre a questo, siamo vivendo una fase di crescita per noi importante che richiede grande responsabilità verso proprio quelle persone di cui abbiamo tanto parlato prima e che ci impongono di fare scelte coraggiose ma allo stesso tempo ponderate.
Nel lungo termine io e Marco abbiamo tanti obiettivi, è forse proprio questa la nostra forza, saper sognare in un periodo in cui i sogni sono spesso schiacciati dalle brutte notizie. Ma se mi forzi a dirti proprio un obiettivo nel lungo periodo, sicuramente ti direi che vorremmo essere riconosciuti dal mercato come l’azienda a cui appoggiarsi negli ambiti di nostra competenza per la nostra affidabilità e professionalità.

Perché un cliente potenziale dovrebbe contattare Progesto? Quali obiettivi potrebbe raggiungere con Progesto al suo fianco?

Le aziende che scelgono Progesto, scelgono i nostri valori, sanno pertanto che con noi hanno a disposizione una competenza tecnica costantemente aggiornata, un confronto che stimola innovazione. Noi cerchiamo le soluzioni migliori per ogni singolo cliente, non esiste uno standard, ogni azienda è una realtà a sé che va conosciuta e con la quale si costruire un rapporto di fiducia e di sviluppo concreto.  Crediamo nell’innovazione gentile, pertanto fondiamo il nostro approccio sul rispetto e sull’ascolto, senza precludere il dibattito costruttivo su criticità e problematiche che devono essere affrontate.  Quello che noi vendiamo è fiducia, idee e responsabilità.

Se oggi dovessi consigliare ad uno studente delle scuole superiori, come scegliere il percorso migliore per sé e per l’ingresso nel mondo del lavoro, cosa diresti?

Senza dubbi gli direi di osare, non esistono errori nello studio e nel lavoro, si impara sempre qualcosa anche da una esperienza negativa.

E nel momento di scegliere un lavoro, suggerirei di premiare le aziende che valutano il loro approccio, il loro modo di vedere le cose, non tanto le competenze. Le informazioni si imparano, ma il vero valore di una persona è il suo approccio alla vita.

Marco Menoncello
Outdoor team building perche organizzarli

Team building, che ci crediate o no, si usava già nel Pleistocene

Prendo spunto dalla realtà. La mia, se non altro.

Approfitto del libro che mi è stato regalato recentemente. Un saggio, decisamente affascinante, di Annamaria Testa, dal titolo Le Vie del Senso. Sono ormai oltre la metà, ma devo fare un salto indietro, all’inizio del secondo capitolo che si apre con la seguente riflessione.

Il linguaggio verbale umano è la maggiore invenzione della nostra specie e il nostro principale vantaggio evolutivo. Ci permette di pensare, di ricordare meglio, di accumulare e trasmetterci conoscenza. E ci permette di capirci e di cooperare in una molteplicità di forme. 

Noi esseri umani siamo (…) una specie ultra-sociale. E lo siamo perché abbiamo sviluppato un’attitudine ad informare gli altri esseri umani su cose che potrebbero essere utili o interessanti per loro

Utili e interessanti. Ripeto, utili e interessanti. Quali sono quelle cose che potrebbero essere “utili o interessanti” per i nostri interlocutori? 

Forse non è il tema centrale del saggio di Annamaria Testa, ma lo è per noi, organizzatori di team building, che passiamo le giornata spiegando ai clienti quali siano le ragioni per cui sia rilevante organizzare le nostre attività. 

Poiché, lo ripetiamo spesso: nel 99% dei casi (non esagero) alla domanda, “perché vorreste organizzare un’attività di team building? Perché avete pensato a questa soluzione? Cosa vi ha spinto a chiamarci”, la risposta è sempre la stessa. “Beh, pensavo che fosse un’occasione per consolidare la collaborazione”. Certo, lo è, confermiamo noi. Fare attività di team building è un’ottima occasione per consolidare i rapporti, per celebrare la cooperazione tra membri dello stesso staff.

I colleghi di Progesto s.r.l. società benefit si confrontano durante una sessione di #DrinknDraw

Ma a pensarci bene, la collaborazione non è solo un obiettivo. E’ un mezzo che può condurre ad un altro fine. 

Qualunque attività organizzata da Corefab società benefit, o da altri colleghi nello stesso campo, non può prescindere dalla collaborazione. Anzi, la collaborazione nelle attività si respira meglio dell’ossigeno. La collaborazione è indubbiamente l’obiettivo da raggiungere a lungo termine, qualcosa che va allenato con costanza. Se tuttavia dovessimo scegliere degli obiettivi a breve a termine che possano poi condurre alla collaborazione a tutto campo, potremmo scegliere, più facilmente, la conoscenza reciproca?

Scegliere un linguaggio (quello delle attività di team building) per mettere al centro quel “vantaggio evolutivo” che ci permette di comunicare, a differenza di altre specie, anche le emozioni. Anche le perplessità, anche le delusioni, le paure o i “mal di pancia” ai quali si è esposti in azienda. 

Daniele Cassioli si confronta con i collaboratori di Pini Group durante una sessione di #LaSvista

In altre parole, se pensassimo al team building come all’occasione per informare i nostri colleghi su cose che potrebbero essere utili per loro, e se concordassimo che le cose “utili” possono essere anche i nostri racconti personali, avremmo davvero applicato quell’indiscusso vantaggio evolutivo.

E avremmo, già nel breve termine, consolidato una conoscenza reciproca che consentirà alle persone, ai colleghi, al gruppo, di aver cura delle persone intorno a sé non più in quanto colleghi, ma in quanto persone, con le stesse ambizioni, fragilità, dubbi o desideri.

Questo è il piccolo grande segreto dell’attività di team building. Questa è la piccola grande differenza che separa le nostre attività da altre attività che, sul mercato, sono note con la locuzione “leisure experience”.

E che, per loro diversa natura, non concedono il tempo di approfondire le relazioni personali. Ed è giusto così, ma va spiegato: la quantità di offerte online ambigue genera spesso confusione tra i clienti che cercano, per la prima volta, di approcciare l’attività di team building. Se ci fate caso, stiamo ancora sempre parlando di interpretazione del linguaggio. 

Ad ogni modo, ritornando sulle parole di Annamaria Testa, accumulare e trasmettere conoscenza, anche su fatti che solo in apparenza possono sembrare futili (qual è stato il mio sogno da bambino? dove ho vissuto? da quale figura famigliare ho imparato a fare l’una o l’altra cosa? qual è il mio principale ostacolo alla conoscenza reciproca?) è utile, oltre che ampiamente consigliato, per costruire team rispettosi, inclusivi, partecipativi e poi – solo poi – proattivi.

Perché la collaborazione è il fine ultimo. E già la pensavano così, milioni di anni fa, gli homo del pleistocene: capire che collaborare poteva servire a procurare più cibo fu un passo fondamentale. Un passaggio ottenuto senza la maggior dimestichezza che oggi abbiamo – indiscutibilmente – con il nostro linguaggio. 

Oggi che sfruttiamo quel vantaggio quotidianamente, possiamo concederci il lusso di pensare che grazie alla comunicazione reciproca cooperiamo. E lo facciamo meglio. Lo facciamo in una “molteplicità di forme”. E possiamo generare risultati pazzeschi, migliorando il clima in azienda e producendo energia per chi sta intorno a noi. Magari contagiandolo con la nostra voglia di raccontare, con la voglia di stare insieme e creare team. Con il desiderio di dimostrare, continuamente, la nostra ultra-socialità.

Marco Menoncello
Team Building galbusera

Attività outdoor. I benefici.

I benefici delle attività outdoor per azienda e dipendenti.

L’estate dopo quasi due anni di pandemia. L’unico desiderio è quello di uscire e poter godere di tutto ciò che ci circonda. Fare attività outdoor è qualcosa di cui sentiamo il bisogno fisico e psicologico, più che mai in questo momento.

Secondo alcune ricerche, in qualche modo ricorrenti, l’attività fisica all’aria aperta dà una maggiore sensazione di benessere ed energia e contribuisce a ridurre stress e depressione.

Lo stesso accade con tutte le attività di team building che si decidono di portare fuori dalle mura dell’ufficio, cercando di abbattere i muri del convenzionale e portando lontano dall’ordinario, qualcosa che fino al giorno prima si faceva nella quotidianità.

Destrutturare, dematerializzare, rendere tutto con una forma e complessità diversa per poi ricomporre i pezzi utilizzando le capacità (prima delle competenze), le emozioni e gli stimoli dati dall’andare oltre la propria zona di comfort.

Portare un’azienda all’aperto significa permetterle di vedere che è possibile sfruttare nuove opportunità a cui non aveva mai pensato prima.

Questo è quello che è successo con il Parco Matildico di Montalto che abbiamo incontrato di recente per dare vita nuova ad una location meravigliosa pensata inizialmente prevalentemente per il target turistico.

Lo stop forzato, causato dalla pandemia, ha spinto l’organizzazione a proporre attività nuove indirizzate anche alle aziende.

Eccoci.

Incontrarci in questo cammino è stato naturale oltre che stimolante per entrambi e, se hai letto gli altri articoli del nostro blog, saprai che per noi queste esperienze rappresentano un viaggio che ci sta conducendo a scoprire realtà nuove, sia perché geolocalizzate fuori dal nostro territorio, sia per creare nuove opportunità che permettano di fare vivere le nostre attività di team building outdoor in contesti totalmente diversi da quelli già vissuti.

#Siamotuttiindispensabili, come le nostre proposte che stanno dimostrando di essere in grado di diventare uno strumento di cui non si può più fare a meno. Perché?

Perché l’esperienza del collaboratore, la sua soddisfazione, il piacere di essere davvero indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi dell’azienda per cui lavora, fa sì che l’impresa stessa ne benefici, migliorando reputazione e performance.

Con vantaggi concreti misurabili nel lungo periodo quali, ad esempio, una minore dispersione di talenti nonché costante crescita produttiva.

Una delle attività in cui questi aspetti vedono il loro compimento è “Heading to the Olympics”, di cui avevamo già parlato nell’articolo sulle attività outdoor, con il nostro partner Traccia Trekking.

Avvicinandoci sempre di più alla partenza delle Olimpiadi 2021 è un’ottima proposta quella di emulare le imprese degli atleti azzurri e sentirsi parte di un team che collabora per il raggiungimento di un obiettivo comune, condiviso e conquistato grazie al lavoro di tutti.

Abbiamo passato tutti un lungo periodo debilitante e più che in qualsiasi altro momento (almeno per le nostre generazioni), abbiamo bisogno di ritrovarci e stare bene facendo qualcosa insieme, senza barriere, senza impedimenti.

È proprio con questo intento che HT High Technologies ha deciso di coinvolgere tutti i suoi collaboratori, per raccontare l’ingrediente segreto dei suoi 35 anni di attività: le persone! E per farlo ha scelto una location d’eccezione, oggi partner di Corefab: Oasi di Galbusera Bianca.

Team building outdoor

La pandemia ha portato un allontanamento forzato che ha interrotto la crescita delle relazioni, la contaminazione positiva e la costruzione dei rapporti di fiducia.

Lo smart working ed il lavoro remoto ci hanno permesso di dare continuità al business, ma a discapito del lato umano che è poi alla base di ogni impresa, piccola o grande. Non c’è differenza su questo dettaglio.

Ogni singola azienda è il risultato dell’unione di tutti gli attori coinvolti nel compimento dei suoi obiettivi.

Il viaggio di Corefab non si è fermato qui e il mese di luglio ci ha permesso di smuovere nuove importanti necessità che si sono rivelate da contesti più vicini al mondo Educational nel quale Corefab ha già intrapreso un percorso durante gli scorsi anni avvicinandosi sempre di più a poter fornire un supporto, realistico e concreto, nella realizzazione di attività con finalità sociale, sia indoor che outdoor.

Le scuole paritarie e gli istituti tecnici professionali sono stati i primi a vedere nella nostra proposta un’opportunità per rimettere in connessione il corpo docente, riattivare e stimolare creatività e idee allo scopo di poter restituire agli studenti una realtà nuova, migliore e con un maggior numero di opportunità di apprendimento.

Un nuovo inizio in vista della riapertura a settembre? Sì, perché dalle difficoltà si impara a crescere, a migliorarsi e certamente in quest’epoca di grandi cambiamenti, Corefab ci sarà.


Europei del teambuilding

Gli Europei del Team Building

Guardare oltre ci ha insegnato che con le idee possiamo superare i confini e giocare i nostri europei del team building ampliando orizzonti e prospettive.

Le singole esperienze ci permettono di volta in volta di ingrandire la rete di possibilità che abbiamo, per dare una motivazione nuova a tante aziende che, soprattutto in questo momento, hanno necessità di ritrovare i giusti stimoli per la ripartenza.

Il digitale è diventato un’opportunità, una sfida che abbiamo scelto di accogliere e cavalcare per continuare a portare le attività di team building in tutte le aziende che ne potevano beneficiare. Grazie a questa evoluzione, che ci ha permesso di rendere reale qualcosa che sembrava irrealizzabile, le richieste che riceviamo si stanno sensibilmente diversificando.

La scelta di iniziare nuove strade e nuovi percorsi, a volte con finale poco prevedibile, è stata la decisione migliore che potevamo prendere.

L’abbinamento dei nostri servizi alle necessità aziendali è diventato indipendente dal luogo in cui si dovevano svolgere, fosse esso digitale o oltre confine territoriale.

La “nazionale italiana” di Corefab ha così iniziato a giocare i suoi Europei del Team Building prima ancora di Euro2020.

Grazie alla collaborazione con Domitys, realtà che si occupa da anni della cura della persone, abbiamo iniziato a portare il format dedicato a coloro che lavorano quotidianamente con le persone più fragili, anche oltre i nostri confini arrivando fino in Francia.

In questi luoghi, circondati dal bisogno di un futuro sereno, abbiamo passato il testimone ad un’amica di Corefab, una persona che in questi anni ci ha travolti con la sua passione per la ricerca costante di una vita inclusiva e sostenibile.

Victoire Gouloubi, chef, formatrice e mamma instancabile. Di origine congolese, adora la sua terra di cui divulga con intelligenza usanze, cultura e prodotti. È una viaggiatrice curiosa e crede che un piatto, per essere tale, debba essere internazionale oltre che abbracciare ricordi, territori e legare continenti, come in un volo immaginario.

Victoire Gouloubi, Chef e Formatrice Aziendale
Victoire Gouloubi

Victoire ha portato in terra francese l’animo di Corefab, l’esperienza e la competenza che in questi anni di grandissimo lavoro e impegno sociale l’ha messa in prima linea ad occuparsi di temi legati alla cura e attenzione per il prossimo.

Cura e attenzioni che stiamo riservando a questo rocambolesco “campionato europeo” dei team building che ancora una volta ci ha spinto oltre l’immaginabile. Un nuovo approccio agli strumenti digitali ci ha dato un vantaggio che nemmeno noi avremmo immaginato.

Il nostro viaggio infatti è proseguito oltre ogni confine per affrontare una bellissima nuova sfida richiesta da una nota azienda multinazionale dove sono stati coinvolti manager e dipendenti di tutto il mondo. 

(Tutto il mondo, sic!)

E per raggiungerli abbiamo avuto a disposizione solo un’unica mossa: un click!

Grazie alla super potenza del digitale, tutti i partecipanti si sono sfidati online al primo Quiz Show sugli Europei di calcio.

Mettendo in campo esperienza, caparbietà, passione e motivazione, il nostro Marco Menoncello, ideatore dello show, ha creato una rete di connessione talmente vasta da raggiungere il più remoto angolo del globo costruendo così una sfida calcistica virtuale senza pari.

Un calcio al pallone e con la velocità di un BIT siamo tornati in Italia e precisamente all’Università di Roma dove, grazie al supporto del Professor Vittorio Cesarotti (Direttore dell’Executive MBA Roma “Tor Vergata”) è stato possibile ricreare il format DrinK&Draw online sotto la guida esperta di Guido Groppi, Ceo di vinodalproduttore.it.

I team coinvolti, studenti di un MBA dell’università romana, hanno analizzato un caso verosimile di azienda in crisi economica rilevante e per la quale dovevano trovare una strategia per risollevare le sorti della stessa evitandone il fallimento. 

Una casistica purtroppo nota in questo momento storico che ha dato modo a tutti i partecipanti di proporre una soluzione possibile e concretamente realizzabile, basandosi anche sugli elementi utili forniti da Guido Groppi, sfruttando il mondo del vino e delle sue dinamiche commerciali.

Il nostro viaggio oltre i confini di Corefab proseguirà durante questa calda estate, ritornando nel nord Italia e precisamente a Reggio Emilia nella cornice del Parco Maltidico di Montalto dove ci attenderanno il Direttore e Event Manager dell’Hotel Mercure Astoria per parlare, durante un nuovo evento di team building, di un mercato che finalmente è in ripresa e ha voglia di ritornare a lavorare.

Nuovi scenari, mercati in ripartenza e noi di Corefab abbiamo scelto di esserci ancora.

Oltre i confini, oltre i muri e le barriere, abbiamo deciso di andare e guardare sempre più in là facendo in modo che il nostro messaggio sia utilizzato come aggregatore per riaccendere contatti e opportunità.

Abbiamo deciso di mettere la palla al centro e dare un nuovo calcio di inizio, giocando questa partita con differenti modalità che segnano ufficialmente l’inizio di una nuova era.

#siamotuttiindispensabili solo se comprendiamo che il mercato è cambiato e il nuovo imminente futuro acquisirà forme più evolute, influenzate da quanto accaduto negli ultimi due anni.

Forme a cui dovremo essere pronti, preparati e bravi per interpretarle e farle nostre.

Sei pronto a scendere in campo?

Teambuilding Daniele Cassioli

Guardare oltre. La cura nei rapporti come stimolo positivo.

Il grande viaggio di Corefab nello studio di soluzioni efficaci per le aziende alle volte prende strade e declinazioni diverse da quelle di origine. Questo accade quando ci si ferma a pensare a come le attività di team building possano essere un grande supporto anche per segmenti di mercato differenti da quelli che abitualmente si rivolgono a noi.

È nato così, da un’attenta analisi delle risorse che Corefab poteva mettere a disposizione per incontrare il mercato della silver economy, il nostro nuovo progetto indirizzato a coloro i quali dedicano la loro vita professionale alla cura delle persone con fragilità sociali.

Chi si occupa delle persone e della loro cura ha la necessità di essere sempre in grado di ricevere stimoli che gli permettano di vedere oltre il semplice lavoro, cogliendo gli aspetti più importanti legati alla sensibilità, all’umanità e alla crescita continua.

Il ruolo di Corefab, in questa occasione, è diventato quindi ancora più importante. Perciò abbiamo deciso di circondarci di partner con una particolare attitudine sia sulle tematiche trattate che sull’obiettivo legato alla fiducia reciproca, allo scopo di alimentare la qualità delle relazioni.

È stato coinvolto un grande amico di Corefab, Daniele Cassioli , (Marco Menoncello e Daniele Cassioli in passato hanno collaborato per lo spettacolo teatrale “La Svista”) pluricampione mondiale di sci nautico, membro del consiglio nazionale del Comitato Italiano Paraolimpico, presidente del Real Eyes Sport (associazione sportiva senza scopo di lucro) nonché formatore aziendale e autore del libro “Il Vento Contro”.

Daniele, attraverso un percorso formativo dedicato alle aziende, porta la sua storia ed esperienza di sportivo non vedente trasformando la realtà in un viaggio meraviglioso attraverso l’utilizzo e lo stimolo di tutti i sensi, mettendo in evidenza come il nostro istinto ci faccia sfruttare solo una piccola percentuale del loro potenziale.

Al fianco di Daniele, oltre allo staff interno di Corefab con Chiara Marelli, facilitatrice ad un tavolo di lavoro e Marco Menoncello, coordinatore dell’intera attività, abbiamo abbinato altri professionisti:

Samantha Zintu, responsabile della formazione aziendale per Poleposition.tech Laura Bricola, educatrice professionale.

Per questa missione unire le forze era indispensabile.

Sulla base di queste premesse e con una nuova sfida da affrontare, insieme a Samantha e Daniele abbiamo dato vita ad un nuovo format, adattando una delle nostre attività di team building e declinandola per lo staff di Domitys , realtà che da anni si occupa di fornire (sia in Italia, sia in Francia) strutture abitative in cui far vivere in sicurezza la terza età, senza rinunciare ai propri spazi, alla privacy e semplificando lo stile di vita, grazie al supporto costante di un team di professionisti e collaboratori.

La giornata di team building ha avuto inizio facendo scendere in campo Orietta Coppi, General Manager di Domitys che, grazie alla profonda conoscenza del suo staff, ci ha permesso di creare le giuste squadre affinché potessero ottenere il migliore risultato dall’esperienza che stavano per scoprire.

Partendo quindi dal grande tema della Cura, importante per tutti coloro che lavorano nel campo sanitario, sono state individuate 4 macro categorie da cui partire per l’attività proposta:

  • Creatività
  • Comunicazione
  • Economicità
  • Motivazione

All’interno di queste 4 aree è stato importante focalizzarsi sul raggiungimento dell’obiettivo chiave della giornata:

Prendersi cura di sé stessi aumenta la possibilità di farlo con gli altri, migliorando la gestione delle relazioni della vita quotidiana.

Fissati tutti i cardini, la sfida ha avuto inizio.

Daniele Cassioli teambuilding
Daniele Cassioli – Pluricampione mondiale paraolimpico

Daniele ha aperto i giochi con uno speech motivazionale indirizzato a sollevare l’attenzione verso le innumerevoli opportunità date dagli organi di senso a disposizione del corpo umano, considerando che tutti i componenti di ogni squadra sarebbero stati privati di uno di questi: la vista.

“Ma niente paura, essere privati della vista, vi permetterà di guardare oltre” (Cit.Daniele Cassioli)

Con il solo utilizzo di tatto e olfatto, quindi svolgendo l’attività bendati, è stato chiesto a tutti di aprire una scatola misteriosa dove i partecipanti hanno trovato attrezzatura e materiali per costruire qualcosa che rappresentasse le caratteristiche del “luogo ideale” per ogni componente dell’equipe.

Al termine dell’attività è stata rimossa la protezione dagli occhi e ognuno ha raccontato il proprio elaborato avendo cura che il messaggio trasferito ai presenti potesse descrivere, senza timore, le sensazioni che la sfida aveva suscitato.

Il risultato è stato oltre le aspettative.

Molti dei partecipanti (facenti parte della stessa squadra) hanno costruito un cuore senza che gli altri ne fossero a conoscenza.

Abbiamo visto mani e ponti, simboli di opportunità e crescita. Esattamente gli obiettivi che ci eravamo prefissati e a cui sono arrivati in maniera naturale e spontanea.

Il primo tempo della sfida aveva già fatto emergere i giusti stimoli per affrontare la seconda parte della giornata.

Un breve questionario online inviato nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo ha fatto emergere tutte le emozioni con le quali i partecipanti avevano affrontato l’attività e ha permesso di dare il via all’intervento pomeridiano tenuto da Samantha, la quale ha portato l’intera equipe a riflettere sull’importanza di lavorare al meglio, in un clima di condivisione e serenità.

Se è vero che #siamotuttiindispensabili, per essere tali l’atteggiamento deve essere quindi positivo e rivolto alla condivisione, così come lo è stata questa giornata breve e intensa, in ogni suo attimo.

E’ diventato chiaro e tangibile che la consapevolezza verso la cura dei rapporti interpersonali, si riflette direttamente anche sulle persone più fragili e bisognose, sia in una struttura per anziani come Domitys, che in altre realtà dove l’attenzione per il prossimo deve rimanere sempre alta.

L’equipe ora ha uno strumento in più per guardare oltre, per vedere con il cuore, le mani, le emozioni.