Diversità e inclusione: tra le parole e i fatti serve tanta cultura.
Iniziamo da una domanda molto semplice: perché è importante esprimere le nostre differenze?
Oggi la diversità e l’inclusione sono più che semplici buzzword; sono principi fondamentali per costruire società giuste e produttive. Tuttavia, la loro importanza va ben oltre il riconoscimento superficiale delle differenze. Esprimere e celebrare le diversità è cruciale, non solo per arricchire le nostre esperienze personali, ma anche per garantire che nessuno venga lasciato indietro. Non tutti possono vedere e interpretare le diversità altrui senza uno sforzo consapevole, e questo sottolinea ulteriormente l’importanza di esprimere apertamente chi siamo.
La diversità non è solo una questione di differenze superficiali come l’etnia, il genere o l’orientamento sessuale. Essa abbraccia una vasta gamma di esperienze e prospettive, dalle differenze culturali e religiose, ai vari stili di pensiero e alle disabilità. Ogni individuo porta con sé una combinazione unica di esperienze che arricchisce il tessuto della società. Ignorare o minimizzare queste differenze significa perdere l’opportunità di apprendere e crescere come collettività.
Il tema della percezione
Una delle sfide principali è che non tutti possono vedere o comprendere immediatamente le diversità degli altri. Le differenze possono essere sottili, come le sfumature nella comunicazione culturale, o più evidenti, come nel caso delle disabilità visive o uditive. Queste variazioni possono essere invisibili o mal interpretate se non esprimiamo chiaramente le nostre esperienze e identità.
Ad esempio, una persona con una disabilità invisibile può affrontare difficoltà quotidiane che non sono immediatamente evidenti agli altri. Se non esprime apertamente le sue esigenze e le sue esperienze, può essere erroneamente percepita come poco collaborativa o resistente. Al contrario, un dialogo aperto permette agli altri di comprendere meglio la situazione e di trovare soluzioni condivise.
Esprimere le nostre diversità non è solo una questione di autoaffermazione; è un atto di educazione e sensibilizzazione. Quando condividiamo le nostre storie, i nostri background e le nostre esperienze, aiutiamo a costruire un ponte tra le persone. Questo non solo promuove una maggiore comprensione, ma stimola anche l’empatia. Le persone che comprendono meglio le sfide e le esperienze degli altri sono più propense a sostenere e praticare l’inclusione.
E Corefab cosa fa?
Corefab organizza attività di team building specifiche. Attività che aiutano le persone a raccontarsi e a rivelarsi. Sia per comunicare agli altri le proprie differenze, sia per avere una diretta percezione di sé dagli altri che ci ascolteranno e potranno avere una più completa conoscenza delle persone che siamo e dei “colori” che compongono la nostra identità.
Con #Indispensabili, format di team building condotto dal disability manager Simone Vigevano, aiutiamo le persone a comprendere che c’è enorme differenza tra chi pensiamo di essere e cosa gli altri percepiscono di noi. Un modo intelligente (e all’inizio giocoso) per comprendere quanto la mia identità difficilmente potrà equivalere del tutto a ciò che gli altri vedono o pensano di me. Il format si articola su un percorso di piccoli passi individuali e di gruppo per comprendere quanto includere non significhi tollerare, ma avere piena percezione della diversità altrui. Sapersi mettere nei panni degli altri, per cercare di ottenere una comprensione quanto più attenta e accurata possibile degli altri, nel nostro o loro contesto.
Con #LaSvista, invece, e il suo speaker di prim’ordine Daniele Cassioli, aiutiamo le persone a raccontare qualcosa di sé agli altri. Partiamo da un racconto biografico sorprendente ed eccezionale. Un racconto carico di spunti e riflessioni. Uno speech caratterizzato anche da autoironia, molto utile se uno degli obiettivi è quello di rendersi pari a tutti gli altri. E, quindi, con questo format aiutiamo le persone ad eliminare quelle barriere che aggiungono inutili ostacoli alla collaborazione con gli altri. Come spiega Elena Maria Cattalen di Recordati, in questa breve intervista al termine di una entusiasta sessione di team building sul Lago Maggiore.
Ad ogni modo, qualunque sia il format, qualunque sia l’idea o qualunque sia l’attività su cui il vostro team si cimenterà è importante ricordare che ciò verrà organizzato sarà un punto di partenza, piuttosto che un punto di destinazione. L’avvio di un processo o la prosecuzione di un percorso culturale indispensabile per mettere al centro l’identità di ognuno. E questo percorso durerà molto. Forse durerà sempre. Del resto, se la diversità deve essere alimentata dal confronto, quel confronto è meglio che rimanga una costante. Una chiara priorità nei percorsi aziendali e personali di tutti.
Marco Menoncello
Foto: www.unopuntoquattro.it