Divertirsi per lavorare bene e possibile ed efficace

Team building, divertirsi per lavorare bene è possibile ed efficace,

Team building, divertirsi per lavorare bene è possibile ed efficace

La leggenda narra di un noto direttore HR che, poco dopo l’ingresso nel nuovo millennio, suggerì di prendere in prestito l’idea della chat social per realizzare la chat aziendale. In risposta, qualcuno ai piani alti (più alti) avrebbe improvvisamente tuonato, “siamo qui per lavorare, non per divertirci”. Qualche anno dopo, e con qualche triliardo di messaggi in più, la chat aziendale diventava uno strumento indispensabile e (alle volte) irrinunciabile per agevolare la comunicazione tra colleghi della medesima azienda. 

In modo simile, forse meno leggendario, qualche settimana fa il dirigente di una nota azienda usava le stesse parole per rispondere ad un direttore HR che proponeva di organizzare attività di team building per migliorare il clima aziendale: “siamo qui per lavorare, non certo per divertirci”, ripeteva lui. Come se il divertimento fosse possibile solo prima delle 9:00 o dopo le 18:00. Prima o dopo l’orario di lavoro, per intenderci. Come se avesse paura che tra le 9:00 e le 18:00 un momento divertente potesse trasformarsi in distrazione.  

Qualche tempo dopo, proprio all’esito di un’attività di team building, lo stesso dirigente scopriva alcuni dettagli curiosi sulla popolazione aziendale che vi aveva partecipato. Così forse ricredendosi (questo è quello che speriamo noi) sulle conseguenze del divertimento nel contesto aziendale. 

Attenzione, non fraintendete. Il lavoro è una cosa seria. Molto seria. Ma lo è anche il divertimento. Quindi, lo è anche il modo in cui il divertimento può contribuire al miglioramento delle relazioni. Al miglioramento del clima aziendale. E di conseguenza, al miglioramento dei risultati professionali. 

Noi di Corefab, anche nel 2023 stiamo raccogliendo dati su quanto accade al termine delle nostre attività di team building. Non tanto per controbattere a quella nota esclamazione. E nemmeno per verificare l’indice di gradimento delle nostre attività. Piuttosto per verificare come il divertimento possa contribuire, almeno in parte, al proprio modello di lavoro aziendale, in uno scenario che sempre più deve fare i conti con un tasso d’abbandono delle risorse sempre più incidente. E verificando le considerazioni post evento fatte con i nostri clienti, ci sentiamo di dover condividere alcuni dati con voi. E vi chiediamo di attendere la fine del 2023 per avere la resa dei conti. 

Per esempio, partiamo da una premessa: in modo leggermente più incoraggiante di quanto vi scrivemmo nel 2021 (qui l’articolo a cui mi riferisco), oltre il 35% degli intervistati a gennaio 2023, ammette di non essere particolarmente entusiasta prima dell’attività di team building. 

Estratto del sondaggio Corefab 2023 – risultati complessivi gennaio

Abbiamo ragione noi”, diranno quelli che non erano d’accordo sull’introduzione della chat aziendale o sulla programmazione dell’attività di team building. La verità, invece, potrebbe essere un’altra: ancora una grande fetta della popolazione aziendale, quando è invitata a fare qualcosa di non ordinario, qualcosa che non fa parte della normale routine lavorativa, rimane pensierosa, dubbiosa, perplessa. Ci si chiede perché l’azienda abbia organizzato un momento del genere. Cosa voglia ottenere. O ancor peggio, cosa vogliano sapere da noi. Sì, proprio da te. E laddove l’organizzatore dell’evento perdesse 35 invitati ogni 100, l’obiettivo di progettare momenti di aggregazione speciali, sarebbe sempre più faticoso da raggiungere. Tuttavia, anche in questo caso, e riferendosi esclusivamente ai dati di gennaio 2023, il 98% dei colleghi invitati partecipa stabilmente alle attività straordinarie. Tanto da pensare che quei pochi esclusi (sempre meno) potrebbero esserlo per effettive cause di forza maggiore. 

Quindi, il primo dato sensibile importante è che anche coloro che non impazzivano all’idea di fare un’attività straordinaria, si sono presentati. Bene: “è un ottimo inizio” dirà chi in azienda si occupa di benessere. E considerando che sempre più spesso l’attività programmata con noi è una sorpresa (non ne vengono condivisi i dettagli tra gli invitati prima) significa che l’invito aziendale ha funzionato. Le persone, comunque vada, si fidano della proposta. O di chi l’evento l’ha organizzato. 

Andiamo oltre. 

Secondo i dati in nostro possesso, sono sempre meno le persone che vivono l’esperienza di team building per la prima volta. Certo, qualcuno potrà obiettare che l’intervistato potrebbe aver considerato nel conteggio anche la cena aziendale di fine anno o l’anniversario aziendale con il comico sul palco e la band in fondo allo stesso palco. Si tratta, indubbiamente, di momenti di aggregazione diversi. Considerando tuttavia l’offerta di proposte di team building attualmente disponibili sul mercato, abbiamo motivo di credere che i dati siano sempre più precisi. E sempre più spesso, quindi, i partecipanti, avendo partecipato a più attività nel tempo, potrebbero essere capaci di qualificare l’esperienza come efficace o non efficace. Dove per efficace possiamo intendere la possibilità di conoscere meglio i colleghi, di condividere un momento emozionante, di cominciare a considerare la propria azienda con occhi molto diversi. Più umani.

Estratto del sondaggio Corefab 2023 – risultati complessivi gennaio

A questo punto, riassumiamo:

  • un po’ meno persone di quanto rilevato nel 2021 rimangono intimorite dall’invito a partecipare ad una giornata straordinaria;
  • sempre più persone partecipano alle attività pianificate dall’azienda;
  • sempre più persone, nel tempo, hanno esperienza di cosa significhi fare team building, tanto da comprenderne, almeno all’apparenza, la reale efficacia nel contesto lavorativo.

Non ci rimane che sperare che la maggior parte di queste persone considerino importanti le relazioni sul posto di lavoro come metro di misura del benessere aziendale. Cosa che, a giudicare dai risultati del prossimo grafico (dove il sì è schiacciante) ci fanno presumere che forse, un po’ di sano e organizzato divertimento nella vita di ogni azienda, non può che migliorare i rapporti, unire i colleghi e fare in modo che ci si prenda cura gli uni degli altri, anche e soprattutto in quel lavoro (roba seria) che siamo invitati a condurre, ognuno nel proprio ruolo, tutti i giorni. 

Estratto del sondaggio Corefab 2023 – risultati complessivi gennaio

Insomma, senza nulla togliere alla serietà di cui il lavoro deve essere pervaso, ovunque e comunque, potremmo quindi affermare che siamo tutti qui a lavorare, ma – potendo scegliere – divertendoci. E divertendoci – ne siamo certi – anche il lavoro andrebbe meglio. E quando servisse essere seri, lo si farebbe con maggiore determinazione e impegno. Non fosse altro che per l’alternanza (molto umana, se ci pensate) di momenti diversi. Come nella vita di tutti i giorni. Di tutti i giorni, appunto. Anche quelli lavorativi. 

Ci risentiamo tra qualche mese. E vedremo come prosegue la raccolta dati.

Marco Menoncello
Team building Servono senso ritmo e partecipazione.

Team building? Servono senso, ritmo e partecipazione.

Team building? Servono senso, ritmo e partecipazione.

Senso

I partecipanti al Master EMMIO di SDA Bocconi cercano il senso in una foto aerea a conclusione di una nostra attività.

Di solito va così: arriva una richiesta, una mail, una telefonata, un WhatsApp sul profilo aziendale. “Vorremmo organizzare un’attività di team building prossimamente; indicativamente per questa data; verosimilmente in questa location”. Noi cerchiamo di essere rapidi, rapidissimi.

Rispondiamo, ci presentiamo, ringraziamo per averci contattato e poi, tirando il freno a mano, chiediamo a tutti: 

come mai volete organizzare questa attività? O più semplicemente, se poteste scegliere una parola chiave che rappresenti l’attuale necessità della vostra azienda, quale sarebbe? Una keyword, una parolina magica che racchiuda il senso di ciò che desiderate ottenere vivendo questa esperienza”

A quel punto l’interlocutore rimane in silenzio, sospira, riflette. E almeno nove volte su dieci risponde così: “beh, vorremmo promuovere la collaborazione. Far comprendere ai colleghi quanto sia importante per andare avanti”. 

Tuttavia, se ci pensate bene, il tema della collaborazione dovrebbe essere già radicato nell’esperienza di team building. Dovrebbe essere qualcosa di connaturato all’attività che andiamo a pianificare. Fatto salvo naturalmente per le esperienze meramente ludiche, di svago, o per le attività che possano essere fatte individualmente senza raggiungere uno scopo comune. La collaborazione, in altre parole, è il pre-requisito dell’esperienza di team building. Deve esserlo. E una volta spiegato questo concetto cerchiamo di approfondire e arrivare al nocciolo della questione: la parola “magica”. Quella cosa che il committente sente che manchi in azienda. O che debba essere approfondita. 

E allorché le risposte arrivano (ascolto, fiducia, tolleranza, l’essere speciale, la peculiarità di ciascuno, l’abbattimento degli stereotipi, la comunicazione, ecc.), non possiamo che analizzarle e costruirci sopra il miglior percorso possibile. Un percorso che consenta ai partecipanti di collaborare per arrivare allo scopo. Arrivare alla comprensione della parola chiave, passando per l’esperienza diretta. E perfezionando, quasi in sordina rispetto al resto, le proprie capacità collaborative in un contesto ben diverso da quello professionale. Un contesto inaspettato. Fuori dall’ordinario. Straordinario, appunto. Qui finisce, almeno per ora, il tema di dare un “senso” all’attività. E l’attività, invece, inizia. 

Ritmo

Durante una nostra sessione di BodyIsAPercussion, i colleghi di CBRE si esibiscono con ritmo ed entusiasmo

Servono anche ritmo e partecipazione. E a pensarci bene, sono due temi strettamente connessi. Senza i quali l’attività non può concretizzarsi. Il ritmo è una nostra responsabilità. Un impegno che noi organizzatori dobbiamo assumerci non tanto per dimostrare l’efficacia delle nostre attività. Quanto piuttosto per trasferire a tutti i partecipanti il concetto di essere indispensabili nel gruppo. Di quanto sia importante il gruppo per lo sviluppo individuale. E senza il “ritmo” difficilmente raggiungeremo il nostro scopo. 

Ritmo, in questo caso, possiamo considerarlo sia in senso proprio – il “metronomo” delle nostre attività, pensiamo ad esempio a quelle di natura musicale – sia in senso lato – il fatto di costruire dei percorsi che prevedano pause o stop solo se programmati, non casuali, per evitare il rischio di disperdere l’interesse e l’entusiasmo dei partecipanti. In buona sostanza, le attività di team building – tutte – non possono prescindere dal ritmo. Non possono prescindere da una costruzione logica, dall’individuazione di un percorso che metta tutti gradatamente nelle condizioni di lavorare, o di collaborare, al raggiungimento dello scopo. E se il ritmo dovesse venir meno, i musicisti si perdono. Volete un esempio? Pensate ad un’attività di team building dove l’azienda, divisa in gruppi, debba attendere troppo tempo per eseguire la sua performance. Pensate ad un’esperienza che preveda un punto di destinazione (non finale, ma intermedio) che l’organizzatore non aveva calcolato. Non certo un imprevisto naturale come la pioggia estemporanea nel mezzo di un’attività. Magari l’aver dimenticato tutti gli attrezzi necessari alla conclusione del manufatto che la squadra dovrà realizzare; l’aver dimenticato di indicare un punto sulla mappa durante una caccia al tesoro; aver dimenticato di spiegare tutte le regole di un’attività poco prima che il timer sia partito. Cose apparentemente banali o sviste cruciali? Nel nostro caso, dobbiamo purtroppo classificarle come delle sviste determinanti. Dettagli che influirebbero negativamente sul ritmo dell’attività e che ci costringerebbero a gestire imprevisti importanti. Effetti indesiderati. Ben poco utili ai fini per cui il team building è progettato.  

Partecipazione 

Un team di Deloitte molto partecipativo alla fine di una sessione di #DrinknDraw.

E poi c’è la partecipazione. Quella cosa che, dicevamo, è strettamente in relazione con il ritmo. Se riesco a tenere il ritmo, sarà più facile promuovere la partecipazione di tutti. O almeno del più alto numero possibile di partecipanti. Insomma, la partecipazione diventa quindi una conseguenza del lavoro fatto prima. Se ho costruito un’attività che abbia un senso, e se quel senso si sviluppa in un contesto che ha ritmo, sarà più facile ambire al coinvolgimento dei partecipanti. Sarà più facile trascinare il team nel mood positivo o riflessivo che un evento del genere dovrebbe avere. E sarà determinante fare attenzione a tutto quello che succede durante l’attività. Sarà rilevante fotografare (non tanto letteralmente) i momenti migliori, più profondi o più complicati rispetto a quella che era l’iniziale richiesta di senso offerta dal nostro cliente. Anche perché, riflettiamoci insieme: se la collaborazione è radicata nell’attività di team building e, quindi, non dovrebbe essere scambiata per il principale o l’unico obiettivo, un output che invece possiamo pretendere dalle nostre attività è la migliore partecipazione possibile di tutti gli attori. Di tutti i colleghi di un’azienda (e affinché possano replicare il modello partecipativo nel mondo del lavoro). Diversamente nel momento cosiddetto di debrief finale, non riusciremo ad avere l’attenzione di tutti. E non riusciremo ad analizzare con interesse e consapevolezza tutte le relazioni, i lavori, gli speech finali di ogni singolo gruppo. Esiti la cui natura non è affatto (e fortunatamente, suggeriamo noi) prevedibile. Così poco prevedibile che richiederà, guarda caso, la migliore attenzione (e partecipazione) di tutti. 

Potremmo pensare ad un paragone verosimile. La musica. Il jazz, in particolare. Quella musica che sembra irregolare e che tuttavia arriva sempre ad una fine dove tutti i musicisti trovano un senso. Il jazz ha ritmo, richiede partecipazione da parte di tutti i musicisti della band, nonché la collaborazione alla ricerca di un senso: i diversi assolo degli strumentisti conducono a finali inaspettati; e solo ascoltandoli, si può giungere alla fine del percorso, ritornando – in musica – al tema principale. Ecco, il vostro team aziendale è come una band che, consapevolmente o meno, suona uno spartito, tiene il ritmo, vuole la partecipazione di tutti e costruisce l’evoluzione del suo percorso in modo del tutto inaspettato, pur tornando sulla fine alla definizione di un senso. Di un tema principale. Senza il quale tutto il processo perderebbe, appunto, di senso. 

E se ci fosse un problema sul percorso? Duke Ellington, noto jazzista, aveva una risposta più che valida: “un problema è una possibilità che ti viene offerta per fare meglio”.

That’s all.

Marco Menoncello
Outdoor team building perche organizzarli

Team building, che ci crediate o no, si usava già nel Pleistocene

Prendo spunto dalla realtà. La mia, se non altro.

Approfitto del libro che mi è stato regalato recentemente. Un saggio, decisamente affascinante, di Annamaria Testa, dal titolo Le Vie del Senso. Sono ormai oltre la metà, ma devo fare un salto indietro, all’inizio del secondo capitolo che si apre con la seguente riflessione.

Il linguaggio verbale umano è la maggiore invenzione della nostra specie e il nostro principale vantaggio evolutivo. Ci permette di pensare, di ricordare meglio, di accumulare e trasmetterci conoscenza. E ci permette di capirci e di cooperare in una molteplicità di forme. 

Noi esseri umani siamo (…) una specie ultra-sociale. E lo siamo perché abbiamo sviluppato un’attitudine ad informare gli altri esseri umani su cose che potrebbero essere utili o interessanti per loro

Utili e interessanti. Ripeto, utili e interessanti. Quali sono quelle cose che potrebbero essere “utili o interessanti” per i nostri interlocutori? 

Forse non è il tema centrale del saggio di Annamaria Testa, ma lo è per noi, organizzatori di team building, che passiamo le giornata spiegando ai clienti quali siano le ragioni per cui sia rilevante organizzare le nostre attività. 

Poiché, lo ripetiamo spesso: nel 99% dei casi (non esagero) alla domanda, “perché vorreste organizzare un’attività di team building? Perché avete pensato a questa soluzione? Cosa vi ha spinto a chiamarci”, la risposta è sempre la stessa. “Beh, pensavo che fosse un’occasione per consolidare la collaborazione”. Certo, lo è, confermiamo noi. Fare attività di team building è un’ottima occasione per consolidare i rapporti, per celebrare la cooperazione tra membri dello stesso staff.

I colleghi di Progesto s.r.l. società benefit si confrontano durante una sessione di #DrinknDraw

Ma a pensarci bene, la collaborazione non è solo un obiettivo. E’ un mezzo che può condurre ad un altro fine. 

Qualunque attività organizzata da Corefab società benefit, o da altri colleghi nello stesso campo, non può prescindere dalla collaborazione. Anzi, la collaborazione nelle attività si respira meglio dell’ossigeno. La collaborazione è indubbiamente l’obiettivo da raggiungere a lungo termine, qualcosa che va allenato con costanza. Se tuttavia dovessimo scegliere degli obiettivi a breve a termine che possano poi condurre alla collaborazione a tutto campo, potremmo scegliere, più facilmente, la conoscenza reciproca?

Scegliere un linguaggio (quello delle attività di team building) per mettere al centro quel “vantaggio evolutivo” che ci permette di comunicare, a differenza di altre specie, anche le emozioni. Anche le perplessità, anche le delusioni, le paure o i “mal di pancia” ai quali si è esposti in azienda. 

Daniele Cassioli si confronta con i collaboratori di Pini Group durante una sessione di #LaSvista

In altre parole, se pensassimo al team building come all’occasione per informare i nostri colleghi su cose che potrebbero essere utili per loro, e se concordassimo che le cose “utili” possono essere anche i nostri racconti personali, avremmo davvero applicato quell’indiscusso vantaggio evolutivo.

E avremmo, già nel breve termine, consolidato una conoscenza reciproca che consentirà alle persone, ai colleghi, al gruppo, di aver cura delle persone intorno a sé non più in quanto colleghi, ma in quanto persone, con le stesse ambizioni, fragilità, dubbi o desideri.

Questo è il piccolo grande segreto dell’attività di team building. Questa è la piccola grande differenza che separa le nostre attività da altre attività che, sul mercato, sono note con la locuzione “leisure experience”.

E che, per loro diversa natura, non concedono il tempo di approfondire le relazioni personali. Ed è giusto così, ma va spiegato: la quantità di offerte online ambigue genera spesso confusione tra i clienti che cercano, per la prima volta, di approcciare l’attività di team building. Se ci fate caso, stiamo ancora sempre parlando di interpretazione del linguaggio. 

Ad ogni modo, ritornando sulle parole di Annamaria Testa, accumulare e trasmettere conoscenza, anche su fatti che solo in apparenza possono sembrare futili (qual è stato il mio sogno da bambino? dove ho vissuto? da quale figura famigliare ho imparato a fare l’una o l’altra cosa? qual è il mio principale ostacolo alla conoscenza reciproca?) è utile, oltre che ampiamente consigliato, per costruire team rispettosi, inclusivi, partecipativi e poi – solo poi – proattivi.

Perché la collaborazione è il fine ultimo. E già la pensavano così, milioni di anni fa, gli homo del pleistocene: capire che collaborare poteva servire a procurare più cibo fu un passo fondamentale. Un passaggio ottenuto senza la maggior dimestichezza che oggi abbiamo – indiscutibilmente – con il nostro linguaggio. 

Oggi che sfruttiamo quel vantaggio quotidianamente, possiamo concederci il lusso di pensare che grazie alla comunicazione reciproca cooperiamo. E lo facciamo meglio. Lo facciamo in una “molteplicità di forme”. E possiamo generare risultati pazzeschi, migliorando il clima in azienda e producendo energia per chi sta intorno a noi. Magari contagiandolo con la nostra voglia di raccontare, con la voglia di stare insieme e creare team. Con il desiderio di dimostrare, continuamente, la nostra ultra-socialità.

Marco Menoncello
team building per il futuro degli studenti

Un futuro per gli studenti

Corefab Società Benefit costruisce un futuro per gli studenti.

Ci siamo lasciati nel 2021 con un’importante trasformazione che ci ha portati a diventare Società Benefit e, ora che il 2022 è ampiamente iniziato, mettiamo le basi concrete per la struttura del nostro progetto.

Da oggi puoi visitare la piattaforma dedicata alle scuole, Corefab Educational, per conoscere in modo più approfondito e dettagliato il progetto dedicato al futuro delle giovani generazioni, futuro al quale tutti noi possiamo e vogliamo partecipare grazie ad un contributo concreto.

Gli obiettivi di Corefab Educational

Tra gli obiettivi che ci hanno spinto a creare questa nuova piattaforma, c’è il pilastro sul quale si fonda la nostra missione ovvero, la promozione di un’istruzione di qualità inclusiva ed equa attraverso opportunità di apprendimento continuo per tutti (come recita uno dei 17 Obiettivi Globali per la sostenibilità, disegnati dalle Nazioni Unite).

Ma come può una realtà che lavora principalmente con aziende ed enti privati, entrare nella scuola e portare un beneficio reale?

Attraverso l’esperienza.

Un’esperienza che educa al futuro

L’esperienza di Corefab Società Benefit è quella di anni di lavoro alla ricerca costante di portare un beneficio al clima aziendale attraverso giochi, sfide e poliedrici momenti di condivisione. 

Il nostro lavoro si è sempre fondato su 3 principi di base:

  • L’ascolto: che ci ha permesso di modellare le attività in base agli input e gli obiettivi che in ogni azienda si differenziano e vanno trattati con cura e attenzione
  • La ricerca e la sperimentazione: un’attività non è mai veramente uguale all’altra nonostante vi siano dei format consolidati, perché lavoriamo con le persone e loro sono tutte uniche e non dei modelli standard.
  • Il gioco e le sue regole: il gioco e la possibilità di vivere un’esperienza semplicemente divertendosi, mette i problemi e le difficoltà su un piano che può essere visto da una prospettiva diversa, affrontato con meno ansia e risolto grazie alla collaborazione e al team working.

L’esperienza che permette di generare opportunità per il mondo della scuola non è solo quella che il team di Corefab Società Benefit porta nel suo bagaglio, bensì quella vissuta dalle aziende protagoniste delle attività che, insieme a noi, costruiscono per i loro staff allo scopo di crescere, migliorare e generare valore.

Diverse aziende hanno già contribuito al progetto grazie all’idea “Hours 4 Future”!

Sostenibilità e Sviluppo  

Hours 4 Future è il progetto dedicato alle scuole che sostiene la crescita delle competenze di migliaia di studenti negli ambiti green, tech e nel mondo del lavoro, attraverso la donazione di ore di formazione.

Innovazione, formazione e crescita sono i capisaldi su cui si basa questa nuova strada per le scuole, ma con il supporto delle aziende ed in un momento storico dove il nostro Paese ha finalmente approvato una legge sull’inserimento di materie e docenti legate al mondo delle abilità non cognitive (leggi qui) e quindi dove la qualità dell’istruzione e dell’apprendimento possono finalmente meritare nuove contaminazioni. 

Il concretizzarsi del nostro slogan #SiamoTuttiIndispensabili raggiunge il suo culmine grazie alla collaborazione tra impresa e mondo della scuola che, insieme, mettono le basi per la costruzione del futuro delle nuove generazioni.

Grazie a Hours 4 Future le aziende possono investire nel progetto donando ore di formazione oppure partecipando alle attività di Corefab Società Benefit producendo energia e, di conseguenza fondi investibili, per il percorso di crescita degli studenti delle scuole aderenti. 

Il modello è molto semplice:

  • l’azienda che per migliorare il clima aziendale sceglie di organizzare un’attività di team building con Corefab, destina automaticamente ore di formazione/esperienza agli studenti di qualunque scuola
  • La scelta della scuola diventa un altro passo fondamentale: si potrà scegliere di erogare corsi, esperienze o attività alle scuole già aderenti ai progetti di Corefab o
  • in alternativa, potranno essere le aziende committenti a scegliere le scuole nelle quali lavorare (ad esempio quelle frequentate dai loro figli)

Le aziende, quelle dove i ragazzi un giorno inizieranno il loro percorso professionale, oggi possono rendere possibile e realizzabile il progresso di un’intera società.

Tracciamo percorsi per arrivare lontano e, da oggi, la tua azienda può farlo insieme a noi.

Corefab Società Benefit

Corefab diventa Società Benefit

Avevamo una missione: creare beneficio comune, con il nostro lavoro.


Semplice a dirsi, più complicato a farsi.


Ci abbiamo lavorato tanto, a lungo, coinvolgendo tutti i partner che potevano aiutarci a comprendere come farlo.
Ora ci siamo riusciti.


Dal 12 ottobre 2021 Corefab è ufficialmente una Società Benefit, ed entra così nel novero delle aziende che scelgono di avere un impatto positivo e significativo nel mondo circostante.


Essere una società benefit significa continuare a perseguire i propri scopi economici, preoccupandosi tuttavia di farlo generando un beneficio comune.

Un beneficio che possa essere rendicontato per dare evidenza del proprio impegno e, soprattutto, per condividere l’impegno con tutta la forza lavoro della propria azienda.

Così, producendo ricchezza, sia economica che culturale.
Così, producendo, nel lungo termine, benessere.

La trasformazione in Società Benefit

La trasformazione in Società Benefit, anche in Corefab, ha agevolato un percorso di crescita, laddove responsabilità e consapevolezza hanno ora una posizione dominante nelle attività che eroghiamo abitualmente.


I concetti fondamentali andavano sintetizzati in un percorso e, per semplificare, abbiamo creato una specie di sillogismo: se riconosciamo che #siamotuttiindispensabili, è importante ricordare che, subito dopo, #siamotuttiresponsabili.


Insomma, ognuno di noi è parte di un processo che, una volta iniziato, deve concludersi insieme. Responsabilmente.
Le iniziative che abbiamo messo nel nostro progetto riguardano tutti gli ambiti di cui siamo autori e portavoce:

  • Team building e attività con le aziende
    • Obiettivo: Crescita della cultura della responsabilità negli ambienti aziendali e tra le persone
  • Territori:
    • Obiettivo: Valorizzare i territori, in particolare quelli marginali e meno frequentati
  • Prodotti/servizi:
    • Obiettivo: Promuovere prodotti e/o servizi che contribuiscano alla maggiore sostenibilità ambientale e sociale
  • Aziende:
    • Obiettivo: Realizzazione di iniziative volte a valorizzare le aziende food sensibili al tema della sostenibilità

L’Assessment

Il percorso di assessment che abbiamo affrontato per la trasformazione in società benefit, ci ha visti coinvolti in un viaggio destinato a comprendere al meglio come valorizzare il nostro ruolo sociale, perseguendo finalità che guardino verso un futuro sostenibile.

Ciò è stato possibile grazie alla società Goodpoint di Viviana De Luca e Nicoletta Alessi e al supporto di Elisabetta Pontello ed Elisa Mastroianni.


Potendo sfruttare le nostre competenze, abbiamo puntato alla promozione del benessere delle persone, attraverso la creazione di consapevolezza sul valore di ciascuno e sulla responsabilità che ognuno di noi gioca nelle relazioni con gli altri, affinché possano esprimere al meglio il proprio potenziale in azienda, a casa, a scuola e nei contesti di comunità.

Un esempio pratico?


Come puoi leggere tra le righe dell’evento svoltosi presso l’Istituto di Istruzione Superiore “Severi Correnti”, la nostra missione è iniziata partendo da ciò che avevamo di più importante, il nostro lavoro e le attività di team building.
Abbiamo capito che la combinazione di questi due elementi poteva generare valore, energia positiva e creare nuove opportunità.


Gli eventi di team building organizzati con le aziende partner ci sono stati di grandissimo aiuto per la raccolta di dati e per iniziare a testare la possibilità di sostenere progetti scolastici ed educativi grazie all’energia accumulata dalle aziende durante gli eventi.

La spinta giusta arriva dalla nostra esperienza


Spazi, location e capitale umano ci hanno dato la spinta per proseguire nella ricerca della strada più corretta per dare vita al nostro ambizioso percorso.


Diventare una società benefit è quindi diventato un dovere morale, prima ancora che una necessità con finalità di carattere economico.

Un dovere nei confronti di un pianeta dove l’impegno per il beneficio comune è al centro delle discussioni internazionali e, ognuno di noi, può davvero fare la differenza.


Laddove queste tematiche rischiano di dividere intere nazioni, il nostro impegno mira ad unire e creare un sistema che, grazie all’impegno di tutti, sia in grado di produrre benefici a catena, in modo costante e ricorrente.


Insomma, quella che era una mera ipotesi nascosta in un hashtag, diventa piano d’azione: quando #siamotuttiindispensabili, allora #siamotuttiresponsabili.


A buon intenditore, poche parole. O un paio di hashtag!

#siamotuttiindispensabili
Team building a scuola

Team building a scuola. Nuove opportunità per studenti e insegnanti

Quando si parla di team building si pensa subito al mondo aziendale.

E se ti dicessi che invece il team building è ormai sbarcato nel mondo Education fino ad aver finalmente aperto le porte degli istituti scolastici?

Il team building a scuola non è più utopia, ora è una realtà e ha anche la firma di Corefab.

La scuola, infatti, grazie ai fondi messi a disposizione dal governo (decreto n. 129 del 28/08/2018) ha diritto a specifici servizi professionali per il supporto e l’assistenza psicologica e/o pedagogica, da rivolgere in particolar modo a studentesse e studenti, oltre che al personale scolastico, in relazione alla prevenzione e al trattamento dei disagi e delle conseguenze derivanti dall’emergenza epidemiologica da COVID-19.

Grazie anche a questo importante sostegno, la Dirigente Scolastica dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Severi-Correnti” di Milano, ha colto l’opportunità di creare occasioni di vero confronto tra i docenti, soprattutto per la presenza nella struttura, di due diversi corsi di studio, il liceale e il professionale.

Da anni questi due corsi convivono tra le stesse mura, ma ora è emersa l’esigenza di farli diventare un’unica realtà anche tra il corpo docenti, mettendo così in evidenza come due indirizzi, apparentemente tanto distanti, possano invece essere strettamente correlati l’uno con l’altro.

Attraverso l’esperienza di team building studiata insieme alla scuola, è stato deciso di puntare sul consolidamento della fiducia reciproca tra docenti, ponendo l’attenzione sull’ascolto attivo e gli intenti comuni, per costituire un gruppo di lavoro coeso e produttivo.

Dopo una prima fase di confronto tra il nostro team e i membri del direttivo scolastico, abbiamo deciso di portare l’esperienza #DrinknDraw, di cui ti ho dato qualche assaggio nell’articolo sul Lago di Como e  abbiamo chiesto agli insegnanti di raccontarci le particolarità e i punti di forza dei due corsi attraverso la creazione di un’etichetta di vino unica e identificabile.

A questo nuovo format di team building a scuola, hanno risposto positivamente oltre 125 docenti che si sono radunati nell’aula magna dell’istituto per uno speech introduttivo dove l’esperienza è stata spiegata dal nostro team builder Marco Menoncello insieme all’esperto di vini e sommelier Guido Groppi, con il quale ormai stiamo pensando di far partire un tour italiano di questo format, visti i grandi risultati a cui sta portando in tante, diverse, realtà.

L’evento ha avuto luogo, almeno parzialmente, in una nuova area all’aperto realizzata recentemente nell’istituto e totalmente immersa nel verde, dove la creatività e la fantasia hanno potuto scorrere libere dalla testa alle mani attraverso le parole e i sorrisi di tutti i partecipanti.

Il format lo conosci se hai già letto gli articoli del Blog di Corefab (se fosse la prima volta puoi curiosare qui e qui) ma ogni volta anche noi riusciamo a meravigliarci di quello che i partecipanti riescono a tirare fuori grazie al grandissimo livello di coinvolgimento emotivo dato dall’obiettivo del team building. 

Le etichette realizzate dalle squadre hanno raggiunto una tale eccellenza che potremmo pensare di presentarle davvero ad un produttore. L’impegno degli insegnanti è stato notevole!

I canvas di #DrinknDraw e le relative bottiglie saranno esibite in un luogo speciale all’interno delle mura scolastiche in modo che anche gli studenti possano vederle e trovare, tra le righe di questa esperienza, un insegnamento e una nuova ispirazione per il loro stesso lavoro sui banchi di scuola.

L’apprendimento esperienziale è uno dei migliori modi per avviare un processo di crescita personale all’interno di un gruppo, per essere in grado di condividere metodi, risorse e obiettivi, finalizzati a far crescere le competenze emotive e le capacità relazionali di tutti.

In questa particolare occasione, siamo entrati (di nuovo) nel mondo Education e abbiamo capito che è una strada che vogliamo fortemente percorrere per dare un valore ancora più grande alle esperienze di team building.

Ecco perché con questo articolo ti presentiamo ufficialmente il progetto che darà vita ad una catena di attività indirizzate al mondo della scuola e che coinvolgerà proprio gli studenti.

Il faro di questo progetto è la Nuova agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che prevede, tra i tanti obiettivi, quello di fornire un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva e con opportunità di apprendimento per tutti.

Operando con questo modello, abbiamo deciso di dedicare uno spazio sul nostro sito ai tanti progetti, come questo, che le scuole vorrebbero realizzare per docenti e studenti e, laddove possibile, aiuteremo le scuole a finanziarli.

Come fare per essere coinvolti in questa iniziativa?

Semplice, attraverso tutte le attività di team building che Corefab organizzerà con le aziende di tutta Italia (e non solo).

Durante ogni evento verrà inviato un sondaggio che farà emergere l’energia prodotta dalle persone con il team building e che, di conseguenza, darà diritto a ricevere un gettone da investire in uno dei progetti per le scuole.

Ogni evento, ogni momento di crescita e rinascita per i dipendenti, manager e professionisti di un’azienda permetterà a tanti ragazzi di dare vita al progetto scelto.

Qualunque scuola potrà far parte del programma educativo di Corefab, a patto di rispettare una serie di specifici requisiti. A quel punto si potrà scegliere tra le tante attività proposte oppure creare, insieme al nostro team, un’esperienza pensata su misura.

È una strada nuova per Corefab che fa parte del percorso di trasformazione in società benefit di cui ti parlerò meglio nei prossimi articoli.

Per ora portiamo a casa tante nuove idee, i sorrisi degli insegnanti e quella grande voglia di #siamotuttiindispensabili che fa parte di noi e ci sta rendendo sempre più orgogliosi del lavoro che facciamo.